Le misure di sicurezza adottate per assistere 3000 pazienti che altrimenti intaserebbero gli ospedali
La rete delle strutture private accreditate col Servizio sanitario regionale è al lavoro per garantire standard di qualità e sicurezza durante l’emergenza Coronavirus. Con le scorte di mascherine e altri dispositivi si riuscirà a fronteggiare l’emergenza fino a maggio, ma si stanno già predisponendo nuovi ordini.
I controlli a campione dei carabinieri del Nas alle strutture private accreditate col Servizio sanitario regionale si sono conclusi senza rilevamenti di anomalie e in alcuni casi con i complimenti. Intanto stock di decine di migliaia di mascherine sono stati requisiti alla frontiera dalla Protezione civile che ha disposto la restituzione dei bonifici da parte dei fornitori.
Il costo delle mascherine è però lievitato.
I privati le acquistano a un prezzo dieci volte superiore a quello base a causa delle speculazioni in atto in questo particolare periodo. In alcuni casi si rivolgono a fabbriche tessili che creano mascherine lavabili, come si fa anche in Piemonte e Sicilia.
La Regione tramite le Asp ha consegnato a ogni singola struttura 50 mascherine, che non basterebbero per una sola giornata in centri con centinaia di pazienti. Gli investimenti non solo soltanto in mascherine, da quelle chirurgiche alle Fpp2 e Fpp3, ma anche per l’acquisto di tutta una serie di dispositivi, compresi migliaia di camici di vario tipo, tenute e caschi da Covid.
Le strutture stanno adattando alla propria realtà, prima ancora delle limitazioni introdotte da Dpcm e circolari ministeriali – dallo stop alle visite dei familiari ai pazienti alla formazione continua del personale su misure anti contagio via aerea, droplets e da contatto – i provvedimenti per contenere il Coronavirus.
In Calabria assistono 3000 pazienti che altrimenti intaserebbero gli ospedali in questo periodo di emergenza. Sono pazienti non assistibili a domicilio, quelli trattati in riabilitazione intensiva ed estensiva e nelle rsa medicalizzate. Pazienti che in alcuni casi arrivano direttamente dagli ospedali e che comunque richiedono un’assistenza medico-infermieristica h24.
Le associazioni attraverso i presidenti regionali: Ferdinando Scorza per Uneba, Michele Garo per Anaste, Pietro Siclari per Aris, Massimo Poggi per Agidae, Francesco Caroselli per Aiop, la Alfredo Citrigno per Unindustria – sezione Sanità e Pippo Peri per Crea sottolineano che le strutture sono impegnate quotidianamente a dare il loro contributo alla battaglia.
E’ previsto l’allontanamento dal servizio degli operatori in caso di temperatura corporea successivamente confermata con misurazione da contatto superiore a 37,5 °c. in considerazione della condizione di particolare fragilità delle persone accolte nelle strutture. Tra le misure adottate anche la compartimentazione dei piani nelle cliniche per evitare di svuotare l’intera struttura in caso di eventuale contagio di un operatore.
Le Associazioni concludono affermando che, ad oggi, la rete territoriale privata calabrese ha dimostrato efficienza e professionalità grazie anche a tutto il personale medico e paramedico che quotidianamente è impegnato in prima linea, che sta lavorando con dedizione e sacrificio.